I lavoratori Agile (ex) Eutelia sono vittime di un sistema speculativo che affonda le sue radici nella politica di assegnazione degli appalti aventi ad oggetto la produzione di beni e servizi pubblici.
I dirigenti delle amministrazioni appaltanti hanno il dovere di organizzare le attività pubbliche nell’interesse collettivo, tenendo bene a mente che il coinvolgimento dei privati deve essere effettuato solo se ciò risulta collettivamente conveniente.
L’interesse collettivo non potrà mai essere soddisfatto con continui fallimenti societari finalizzati alla speculazione finanziaria, i cui costi, anche in termini di perdita dei posti di lavoro, si ripercuotono negativamente sui conti pubblici.
Ovviamente, non possiamo aspettarci che il mercato dei beni e dei servizi pubblici si regolamenti da solo. I dirigenti pubblici dovrebbero porre in essere una serie di regole idonee ad evitare meccanismi speculativi.
Ad ogni modo, se la politica di affidamento dei servizi pubblici ai privati si rivela un “fallimento” per la collettività, o la classe dirigente è incapace di gestire il denaro pubblico nell’interesse collettivo, oppure l’obiettivo perseguito è quello di canalizzare soldi verso determinati soggetti privati. In entrambi i casi, i primi a perdere il posto di lavoro dovrebbero essere i dirigenti pubblici.
I lavoratori, dato che sono l’ultimo anello della catena del potere di governo delle attività, dovrebbero pagare per ultimi, ammesso che debbano sostenere tale disagio.
Le pubbliche amministrazioni committenti sono dunque socialmente e politicamente responsabili nei confronti delle sorti dei rapporti di lavoro instaurati nell’ambito della esecuzione dei lavori pubblici. La concreta assunzione di tale responsabilità potrebbe avvenire attraverso l’obbligo di inserimento dei dipendenti di Agile nell’organizzazione produttiva dei successivi appaltatori, magari questa volta ponendo precise regole contro meccanismi speculativi, ovvero assumendo direttamente i lavoratori dato che si tratta di tecnici informatici specializzati.
E’ troppo comodo prendersela con la società privata di turno, e a quanto pare i giornalisti che hanno trattato la questione hanno intrapreso la via più comoda, che, a seconda della rilevanza della verità nascosta, può produrre un danno proporzionato ad una forma aggressiva di complicità, peggio del silenzio.
E pensare che bastava semplicemente leggere la relazione dei commissari giudiziali, da cui si evince che alcune importanti commesse pubbliche sono rimaste in mano a Eutelia, addirittura per espressa volontà dei committenti che non hanno accettato la cessione, ossia che Agile, nuova datrice di lavoro dei 1922 lavoratori, subentrasse nelle commesse cedute con la conseguenza che Eutelia avrebbe continuato ad incassare i relativi importi fatturati e/o da fatturare. Perché continuare a mantenere il rapporto con Eutelia pur sapendo che i lavoratori addetti all’attività appaltata sono transitati in un’altra società? E’ evidente che la perdita dei posti di lavoro dei dipendenti (ex) Eutelia (o di parte di essi) è stata determinata da una precisa scelta dei committenti.
A prescindere dal commissariamento, i lavoratori hanno diritto a mantenere il posto di lavoro presso le pubbliche amministrazioni dove hanno prestato servizio. E’ assurdo pensare che questi posti di lavoro siano rimessi nelle mani di altri privati con la stessa libertà di azione di Eutelia. Questa sarebbe una grave ingiustizia sociale.
Si tenga conto del fatto che i lavoratori potrebbero anche decidere di agire legalmente contro i committenti, in quanto esiste una specifica normativa che tutela i lavoratori nell’ambito dei processi di esternalizzazione.
Non si dimentichi, inoltre, che il sindacato ha ottenuto una sentenza favorevole di accertamento della condotta antisindacale nei confronti di Eutelia, che comporta l’annullamento degli effetti della cessione nei confronti dei singoli rapporti di lavoro. A quanto pare, non è chiara la posizione dei sindacati rispetto a questo aspetto della vicenda.
Senza commissariamento, il ritorno dei lavoratori in Eutelia sarebbe sicuramente più conveniente, specie se si considera che alcune commesse sono rimaste in mano a tale società. Sul punto sono necessari maggiori chiarimenti.
Si è avuto modo di notare, infine, che nella sentenza relativa all’art. 28 ci si riferisce inizialmente ad Omega Srl, mentre nel resto del documento si cita Omega Spa.
Si potrebbe interpretare questa differenza come un semplice errore di trascrizione, se non fosse che Omega Spa e Omega Srl si presentano ufficialmente come due società diverse, con PI differenti*. Che cosa significa tutto questo? Quali conseguenze è in grado di produrre tale situazione nei confronti dei rapporti di lavoro e delle azioni sindacali intraprese contro Eutelia? Quale rilevanza può assumere tale questione nell’ambito delle verntenze gruppo Omega?
La storia dei lavoratori Agile (ex) Eutelia, forse, è solo all’inizio.

*Omega Spa con PI 01241610557, sito internet www.omegaspace.it e Omega Srl 03754970014, sito internet www.omegasrl.it.

Lidia Undiemi

6 aprile 2010

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